“Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”: Un tragico caso di omicidio, prove del DNA e l’ossessione da parte dei media

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio
Veronica Loop
Veronica Loop

“Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” è una docuserie di Netflix diretta da Gianluca Neri sul caso Yara Gambirasio.

Una giovane vittima e un muratore accusato di omicidio. Le prove del DNA erano conclusive: Massimo Bossetti era l’assassino. Le prove furono trovate nei capi intimi della vittima.

Ma niente è certo, anche dopo anni, il caso di Yara Gambirasio continua a suscitare dubbi e Netflix, come al solito, è qui per presentarci tutte le incertezze su un evento traumatico e morboso che ha scatenato i media italiani dal 2010.

Il caso di Yara Gambirasio

Yara è nata il 21 maggio del 1997, a Brembate di Sopra, Italia, una città della provincia di Bergamo nella regione Lombardia.

Nel novembre del 2010, Yara, una ragazza di tredici anni, lasciò la sua casa per andare in palestra. Non fece mai ritorno e il caso fu subito trattato come un rapimento e la notizia colpì i media, che lo trasformarono immediatamente in una notizia di portata nazionale.

La stampa assediò la famiglia, incapace di uscire di casa. La notizia raggiunse il livello nazionale e ogni mossa della famiglia fu seguita e scrutata. Ci furono manifestazioni per trovare Yara e ricerche ovunque. Ma tutto sembrava inevitabile.

Il 26 febbraio del 2011, fu trovato il corpo di Yara, in stato avanzato di decomposizione e con numerosi colpi sulla testa. Era stata rapita e accoltellata.

Questo fu l’inizio di un’indagine che comportò oltre 18.000 test del DNA e un investimento di più di 3 milioni di euro.

E da questa indagine emerse una delle storie più incredibili, in cui il DNA coincise, fu scoperta una storia di gemelli e un antico racconto di infedeltà.

Massimo Bossetti fu condannato all’ergastolo e a pagare una multa, ma continuò a insistere sulla sua innocenza e a chiedere la revisione delle prove.

Sul documentario

A Netflix queste storie funzionano (come nel caso di Rosa Peral, ad esempio): storie estremamente violente in cui, alla fine, ci sono dubbi sui processi giudiziari e sulle indagini stesse. Il caso di Yara Gambirasio è simile ad altri documentari Netflix e applicano di nuovo la stessa formula: sollevare dubbi sulle indagini e scrutinare tutte le possibili linee di indagine.

La storia si sviluppa in sette capitoli, impeccabili dal punto di vista documentaristico, ma totalmente morbosi, analizzando ogni dettaglio del macabro crimine e aggiungendo una colonna sonora da film horror.

E su tutto ciò, i media dei fatti di cronaca, che sin dall’inizio hanno trasformato un crimine in una notizia di portata nazionale e in un’attrazione morbosa.

La nostra opinione

Non è un mistero: alle persone piace il morboso e “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” è un altro esempio di ciò, proprio come lo è stato il caso di Yara Gambirasio. Un documentario impeccabile dal punto di vista cinematografico, ma che pone ancora la solita domanda: perché continuiamo a consumare questi documentari?

Un documentario che ci lascia con una domanda: dove sta il limite tra il diritto di informare e i diritti delle vittime?

Dove vedere “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”

Netflix

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Veronica Loop è l'amministratore delegato di MCM. È appassionata di arte, cultura e intrattenimento
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